Il lavoro e le Università al tempo dei big data

Per non lasciarci travolgere dall'enorme massa di dati che 30 o 50 miliardi di dispositivi riverseranno nella rete, abbiamo alcune strategie e una certezza: ci servono data-scientists.

Incontrandolo a Roma agli IOE talks, abbiamo posto qualche domanda a Luciano Floridi, professore di filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford. Ci interessava capire la sua visione su tre temi fondamentali: come faremo a gestire l’immensa massa di dati che nei prossimi anni saranno resi disponibili, come il mondo del lavoro e della formazione sta preparandosi a gestire il mondo iperconnesso, e come, infine, potremo essere certi che le decisioni prese in funzione delle elaborazioni dei dati saranno corrette e non manipolate.

Ne emerge un quadro interessante, secondo il quale le università devono rapidamente attrezzarsi per formare data-scientists, le comunità devono attrezzarsi per verificare quanto viene affermato e deciso, e tutti insieme dobbiamo decidere che cosa va conservato e cosa dimenticato, quali dati andranno trattati per poi lasciarli svanire.

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